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Ultima

Un caro saluto a tutti e un grazie immenso.

Manco da questo blog, da tanti mesi. Faccio una breve apparizione per ringraziare tutti quanti, durante l’ultimo tremendo anno, di sono stati vicini in qualsiasi modo, sia con il cuore che con le preghiere. Vincenza sta molto meglio, anche se con andatura ancora lenta e non completamente decisa, cammina da sola e, ad eccezione di quelle pesanti, svolge autonomamente tutte le faccende di casa. Facciamo lunghe passeggiate,  certo si stanca, ma bastano tre-quattro minuti di riposo, riprende il cammino. Anche per quanto riguarda l’aspetto cognitivo, a parte qualche piccolissima lacuma mnemonica, ha recuperato quasi tutto. ha davanti a se, ancora molta strada e fisioterapia da fare, ma siamo davvero molto contenti della situazione attuale. Vorrei farvi partecipi di un piccolo brano che ho scritto qualche mese fa, quando ho compreso che il peggio era passato e che potevamo guardare al fututo con ottimismo. Io starò ancora assente, voglio seguirla da vicino il più possibile. Un abbraccio e un grazie a tutti con tutto l’affetto che mi lega da anni di blog. CIAO!!!

Ogni istante che transita nella valle dei ricordi, é un avanzare lungo il tragitto chiamato vita, e qualsiai successivo passo veste gli abiti dell’imprevedibilità, prevedere il prossimo addivenire, diviene aleatorio.
Capita di percorrere una strada rischiarata da serena luminosità, e il passo dopo, brancolare in un buio più pesto dell’inchiostro che riempiva vecchi calamai e che viveva nell’attesa d’intingere ispirate piume e vestire poetici pensieri con un nero abito da sera.
Il fato par abbattersi come cupi bombardieri, che rombando una monotona nenia che olezza di morte, lasciano alle loro spalle cumuli di macerie intrise di dolore e affollati perchè destinati a rimanere orfani di risposte.
Non più solida, appare allora la strada, ma come sabbie mobili di catrame, che artigliandoti i talloni, pare volerti inghiottire ad ogni passo, che con grande fatica riesci a compiere.
Avverti molto forte la necessità di sollevare lo sguardo al cielo e inviare accorate suppliche oltre quei cumuli che ristagnano e ti accorgi che quelle tue preghiere non sono sole, ma s’elevano in compagnia di tantissime altre, partite da cuori amici che in quel momento palpitano sincroni con il tuo.
Improvvisamente poi ti accorgi che il plumbeo inizia a mostrar ferite, dalle quali si prolungano luminosi raggi che profumano d’azzurro e sai con certezza che il sole esiste ancora e ha il potere di asciugar lacrime mai stanche, e disegnar bozze di nuovi, speranzosi sorrisi.
So che ora diventa del tutto relativo sapere se la strada che percorreremo sarà o meno in salita, non mi importa questo, mi basta sapere che durante questo cammino tu sarai accanto a me e la tua mano riempirà la mia, e se allo sguardo di un distratto passante, il nostro incedere sarà solo un oscuro apparire in contrasto con il tramonto che si adagia lento ai confini della sera, per noi sarà semplicemente un trasporto d’amore.
(Vito M.)

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Non so quando potrò tornare, purtroppo la vita ci sta sottoponendo ad una prova molto dura. Vi prego, chi crede nella forza della preghiera, ne faccia una per Vncenza che sta molto male.

Ciao

BUONA PASQUA

Chiedo scusa se non passo da voi, ma ho davvero pochissimo tempo. Con questa mia elaborazione grafica, lascio qui a voi e ai vostri cari i miei più sinceri auguri per una felice e serena Santa Pasqua.

 

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ANNUNCIAZIONE

Come si può capire, sto curando poco il mio blog, ma sono davvero impegnatissimo. Sto rivedendo i brani del mio secondo libro e contemporaneamente sto scrivendo tre piccoli romanzi che vorrei inserire in un unico futuro libro. Sono a buon punto, avendone completato uno e quasi completato il secondo. Per quanto riguada il terzo, mi è venuto in mente di riscrivere in modo poetico uno dei vangeli, farlo seguendo lo stile che adopero nelle mie piccole prose. Sicuramente questo è un progetto molto ambizioso. In anteprima vorrei proporvi solo il pezzo che ho già scritto e che riguarda l’annunciazione a Maria.

immy annunciazione

 

Nel tiepido contorno d’un tardo meriggio, ancor dipinto dalle ultime pennellate d’un tramonto, che lento s’affievolisce, il tuo guardare accompagna i pensieri a smarrirsi in un domani che nulla mostra di se.
Pura semplicità sei, o giovin fanciulla, e figlia di essa è la luce c’accende il dolce tuo viso, quando nella penombra della stanza, volgi un sospiro al crepuscolo, mentre di cor un palpito, s’invola verso il mite Giuseppe, che inginocchiato nella solennità d’una promessa, eterno amor t’avea donato, mentre una nuova sensazione dipingeva un acceso rossore sulle gote tue, e nel cor, come uragani, vorticavan emozioni.
Quando, tondeggiando, s’accendea la luna, il ciel parea commosso nel mirar gli sguardi tuoi, e nell’udir d’amor sospiri, ch’eran casti messaggeri, affidati al trasportar ventoso, acchè giungean a chi, tra il profumo d’un legno in attesa di divenir decoro, auspicava il materializzarsi dinanzi ai suoi occhi, del tuo viso tuo lucente, che d’animo e di cor, ogni subbuglio chetar sapea. L’impazienza d’un attesa, lungo fa divenir questo cucir corredo, tal che i minuti, paion di stanchezza pervasi, fino a rallentar cammino, mentre il dipinger tela con fine ricamo, arrossar fa gli occhi che catturan l’ultima luce d’un giorno giunto ormai, nei pressi della sera.
Non costa tutto ciò, a te fatica, tutto sa divenir lievità, quando l’amor ispira e pare crear magie, tal che fin i sospiri, sembran divenir filo di preziosa seta, col qual ricamar il nobil sentimento.
Par attardarsi il tardo meriggio a declinare, il cremisi e l’arancio colmi d’amore, si fondono in un abbraccio e l’imbrunire, appena solcato le porte dell’oriente, timido s’è fermato in attesa, quasi a non voler privare, ai due amanti adagiati sulle soglie d’un crepuscolo, la visione di ciò che sarà storia per l’eterno.
Ormai par quasi udire, i lunghi passi non più lontani, coi quali s’appresta a giunger l’ora del desinare, e già il focolare risuona del crepitar di ciocchi, mentre la fiamma, favillando tremula, anela un lambir di coccio, ove erbe e legumi diverranno sposi, per poi giacere in fumanti scodelle poste sull’altare della sera.
T’appresti o Maria a riporre il cucito, per dar luogo, prima del soggiunger dei tuoi, a questa alchimia, che donerà momenti, che trasformeran il cenare insieme, nel sentirsi singole parti di unità, quella di una famiglia.
Pensi al momento in cui, tu e Giuseppe sarete sposi, e t’accorgi di come i giorni si susseguono con lentezza, quasi come lo snocciolar di grani di rosario, forse perché la vita stessa è una lunga preghiera.
Mentre attraversi ancora i tuoi pensieri, dalla finestra aperta, entra un vento leggero, recando con se, un lieve profumo di fiori.
Nella stanza, dalle arcuate volte, scendono bianche nubi, accese da tenue, calda luce, e attenuando echi di remoti cori di celeste armonia, che in esse paion avere origine, si fermano galleggiando a mezz’aria.
Quasi incorporeo, da quel cielo in terra sospeso nell’aria, scende un puro spirito dall’umane fattezze, tale è la sua bellezza, che nulla par oltre concepibile.
Ti stupisci, di come il timore non riesca a convincere la serenità a cedergli il posto nell’animo tuo, in fondo il chiarore emesso dal portento, è pura essenza di benessere e costituisce per te, fonte di contagio.
Una voce simile al lieve canto di brezze leggere, che paion poetar rinascite di primavera, senza attraversar il filtro della mente, giunge direttamente al cuore: “Salve Maria, puro è l’animo tuo, così come l’acqua che gocciando, stilla da neve immacolata, mentre azzurrità di terso cielo, che catturar sa il guardare, son gli occhi tuoi, limpide acquemarine che indican il sentiero che destina il cammino, ai piedi del tuo cor tuo, di grazia ricolmo.
Nel tuo ventre, virgineo tempio il cui lindore sconosce l’onta della macchia dell’original altrui peccare, il creatore ha già posto la sua idea, che divenendo carne, vestirà l’esser uomo, per divenir agnello da immolar sull’altare del mondo, a riscatto dell’umana redenzione, dando alla morte, sol breve illusione di vittoria, fino fargli assaggiare, quando si giungerà all’ultimo istante dei tempi, l’amaro fiele della consapevolezza dell’inevitabile, definitiva sconfitta.
Tema non abbia il cor tuo o Maria, e se anche in principio, per il buon Giuseppe, ostico sarà il comprendere, verrà un sogno, etereo messaggero delle notti, che con la mano della dolcezza, districherà ciò che per lui è l’ingarbugliata matassa di una logica accettazione di quello che l’apparenza veste con i panni dell’incredibile.
Ave o prescelta fra tutte le donne, prima stella d’un tardo tramonto e divin scintilla c’accende ogni aurora, sorriso che dona speranza nelle buie notti e stilla l’amor puro che muove il creato”.
Al proferir di quest’ultime parole, ancor prima che l’attimo vada a trasformarsi in ricordo, tutto svanisce e quasi senza rendertene conto, porti la mano a donar tenera carezza al tuo ventre.
Il silenzio è interrotto solo dal borbottar dei legumi quasi cotti, mentre il tuo sguardo accompagna i pensieri che si rincorrono velocemente, a perdersi in una sera che imbruna sempre più.

(Vito Montalbò)

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.

 

INTIMITA’

Intimità

…e a volte senti la necessità di voler vivere una intimità tutta tua, quasi come entrare in una chiesa e sei l’unico che è seduto tra i banchi, ove ti accorgi che anche una preghiera pensata fa rumore, nel ronzio lieve del silenzio.

(Vito M.)

 

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.
 

 

 

GRAZIE O DONNA

In occasione della festa delle donne, e non essendo certo che domani possa essere qui in rete, mi permetto di postare ora, quello che vuol essere un mio modesto pensiero, sia grafico che poetico, dedicato alla donna, sia essa moglie, amica, semplice conoscente o sconosciuta. Sinceri auguri!

donna

GRAZIE O DONNA

 

 

Gentil pensiero distilla in mente, la dolce vision del viso tuo,

sede d’uno sguardo, che il lucear d’antiche aurore par riflettere,

e d’un sorriso, trono ove il sol asside, al volger del mezzodì.

Faro cui la speranza presta il suo luminar sei, o donna,

posto su percorso di vita, a direzionar dell’uomo, incerto cammino,

come singola nota che armonizzar sa, un melodico canto,

fermento sai divenire, che lievita di chi ami, l’intero esistere.

Sacra ampolla è il ventre tuo, ove scaldato dal tepor dell’amore,

si veste di carne il mistero della vita, che sorgendo con un pianto,

dalla sua prima alba, ti donerà l’essenza di supreme emozioni,

mentre a suo nutrimento, preziosa linfa sgorgherà dal seno tuo.

Di profonda commozione, sai far spuntar tenero germoglio,

quando doni la mano, per avviar passi in lento cammino,

verso la periferia d’un tramonto, lì ove il ciel s’ubriaca di colori,

ad attender abbracciati il levar lontano della bianca signora,

che nello spegnersi del dì, profetizza il giunger della sera.

Mai un sorriso restò celato nei nascondigli delle tue labbra,

persin quando le notti scivolavan silenti tra le grida dei pensieri,

filo d’erba ancorata al terreno, sei, lì dove un vorticar d’uragano,

ha divelto del resister certezza, d’alberi che s’erigevan in possenza.

D’amore, un irradiar di luce che non genera ombre, sai divenire,

che come il sorger del dì di marzo, a diradar fredde foschie,

dissolver sa nell’animo triste, velate malinconie che san offuscare.

Pervaso son di certezza, che se il dir a te grazie, potesse vestir colori,

un’iride d’incanto, sarebbe il mio, che saluta l’ultimo gocciare.

 

(Vito Montalbò)

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.
 
 
 

BUON SAN VALENTINO!!!

L’amore è un sentimento bellissimo che ognuno vive nel modo che ritiene giusto, senza che questo dev’essere motivo di giudizio da parte di chiunque.
Ho elaborato questa grafica che vuol essere un tramite per i miei più sinceri auguri di Buon San Valentino, a tutti, ma proprio a tutti quanti.

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UN CARO SALUTO

Vorrei porgere a tutti voi amiche ed amici un caro saluto. Manco da circa tre mesi, mi sembra di essere stato come quel marito che dice di andare a comprare le sigarette e poi sparisce. Sono stato un pò presente solo su facebook, perchè lì è tutto più veloce, direi meno impegnativo… Questi sono stati tre mesi di notevole intensità, momenti positivi si sono alternati a momenti di tristezza e malinconia. Vorrei raccontarvi solo cose belle, fra queste vi è stata la presentazione del mio libro, a cura dell’assessorato alla cultura di Polignano a mare, un eveneto che mi ha portato tante soddisfazioni e di cui vorrei farvi partecipi con delle foto della serata e di due articoli comparsi su giornali del luogo. Vorrei inoltre fare, a voi e ai vostri cari, i miei più sinceri auguri per un felice e sereno Natale. Spero davvero di tornare qui nei primi giorni del prossimo anno… un grosso abbraccio e ancora tantissimi auguri…. con amicizia, Vito

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AMORE SENZA TEMPO

Questa poesia non è certo diretta alla Monna Lisa che ho inserito nella grafica, ma vuole essere un viaggio nel tempo alla ricerca di tutto ciò che di bello è stato per prendere da tutto un qualcosa per farne dono all’amore presente. Nella grafica ho inserito anche Cirano di Bergerac e Giulietta e Romeo, due miti del romanticismo, quasi a volerli unire insieme per dar voce, così come riportato nella poesia, ad una unica, meravigliosa ode d’amore.

 

Volgo amor, a te il guardare, di vision dipinto e d’antico incanto,
cercando di scindere il groviglio d’emozioni, che l’animo ricolman,
e comprenderne la pura essenza, il seme che fa sbocciare un’estasi,
fior di nobil lignaggio e fragranza, che i sensi sa ammaliare,
facendo perdere all’impossibile, la sua giusta identità,
tal che pel volgere dell’attimo, il pensare s’imparenta col reale.
Mi par vero, poter percorrere la già esplorata via del vissuto,
ove il tempo ha posato i suoi passi, lasciando orme di ricordi.
Porterò il cammino, oltre il confine del dì del mio primo pulsare,
fino a quello che, estasiato, ha udito il parolar d’amore di Romeo,
e quello del rassegnato Cirano che, celato da foglie e da tristezza,
prestava a chi, con arma di bellezza, di Rosanna, il cor avea rapito.
Sentita preghiera lor volgerei, acchè nuovo poetare da lor sorgesse,
unito in unico, supremo canto, tal d incantare fin silente musa,
per divenir, intriso del mio, nutrimento d’amore per l’animo tuo.
Com’errante cavalier del tempo, varcherò colline già spianate,
solcherò orizzonti ove sorgon albe che son già tramontate,
sino ad incontrar il sommo pittore, c’ha reso vision d’ultimo giudizio,
per dimandar chiave che dipana l’arcano d’un giocondo sorriso,
e decifrar con essa, la misteriosa bellezza che incanta, del tuo.
Volerò alle radici del sorgere a mirar la madre delle boreali aurore,
ubriacarmi di colori e perdermi nel dissolversi delle lor sfumature,
così da esser pronto a tuffarmi nella pari bellezza, degli occhi tuoi.
Mi par vero d’aver percorso la strada già esplorata dal vissuto,
ma l’unica certezza sul cammino del mio esistere, è il tuo esistere,
che dipingi ogni quotidiano, con la calda luce del tuo grande amore.

Vito

 

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.

UN SALUTO DALLA MIA POLIGNANO A MARE

Causa innumerevoli impegni e qualche giorno di vacanza, sono assente dal blog già da qualche giorno e continuerò ad esserlo sino a ferragosto.
Vi lascio un caro saluto insieme ad alcune foto della mia Polignano a mare, di Giovanni Carrieri, un bravo fotografo che apprezzo molto e che riesce, con le sue elaborazioni, a creare una particolare atmosfera che mi piace tantissimo.
Buona estate a tutti, ci rileggiamo dopo ferragosto, con Amicizia, Vito

IL VENDITORE DI PALLONCINI

Voglio riproporre, dopo averlo un pochino modificato, questo brano che ho scritto nel 2008 e che fa parte del libro: pagine di speranza, scritto a più mani con molti altri blogger, il cui ricavato è stato devoluto in beneficienza.

 

Multicolori leggerezze accarezzate dal vento, tondi terminali di un esile filo che ambiscono il rincorrere di nuvole lontane, sono prigioniere speranze in cromatico contrasto con l’azzurro cielo, in attesa di un riscatto che li farà appartenere a piccoli sognatori, e alla loro abilità di perdersi in libere immaginazioni che spaziano.
Il venditore di palloncini, estraneo alle tante allegrie che lo circondano, è fermo sempre lì, con il capo chino, tanti pensieri invadono la sua mente e lo rapiscono, divenendo tarli che rodono nel silenzio di una rassegnazione mai voluta.
Una piccola mano tesa verso di lui, prolungamento di un sorriso che contagia, indica un sogno, non importa il colore, basta che culli la sua fantasia.
Il palloncino ora sarà suo compagno, calamita dei suoi pensieri, fino a quando, un giorno, ricevuto la libertà, volerà lontano, verso ignoti orizzonti.
Vanno via uno dopo l’altro, i palloncini, il venditore alimenta tanti sorrisi, in tanti piccoli occhi vede dipinto il luccichio della gioia, ma i suoi pensieri, con insaziabile voracità, continuano a divorare la mente, ….quelle spensieratezze non appartengono a suo figlio, le sue mani non possono reggere il filo legato a quelle fantasie.
Il calar della sera, osserva il suo rientro a casa, che giunge a colmare una breve assenza, il suo piccolo angelo, immobile nella sua forzata prigionia, lo attende per vedere la luce di tanti piccoli sorrisi, ancora impressa nei suoi occhi.
Il tenero bacio sulla piccola fronte invasa da ghirigori di biondi riccioli, è
anche il distogliere lo sguardo, per dare tempo a una lacrima, di solcare il suo viso, ormai avvezzo ai quei rigagnoli del dolore.
La mente è una fucina incandescente di domande dalle scarne risposte,
plasmate però, dalle pietose mani di una flebile speranza, che mai varcherà i confini che portano in quella valle dove tutto è tramonto.
Immagini di campi ammantati di erbe rase, nei quali suo figlio rincorre il
vento, seppur abbiano il sapore di una remotissima aspettativa che contrasta con il reale, non smettono mai di essere proiettate dentro di se.
Perchè i suoi palloncini rendono felici gli altri bimbi, ma non intaccano la tristezza del suo?
In preda a tanti quesiti, si affaccia mesto alla finestra, quasi a chiedere al
fresco vento, resinoso ambasciatore delle fragranze della notte, di rapire i suoi pensieri e farne dono ai monti che, ipnotizzati da una pallida luna, lo guardano da lontano.
Come fosse un sogno, vede una colonna di oggetti sorvolare l’orizzonte e
avvicinarsi lentamente: “Mah!, ma quelli sono palloncini, si distinguono i colori, vengono in questa direzione…”.
Man mano si avvicinano, sempre più, la confusione regna nella sua mente, a ondate, i suoi pensieri si accavallano senza un logico controllo, com’è possibile? ormai sono vicini, uno per volta entrano dalla finestra, …rosso …bianco …azzurro …verde …giallo …arancio … improvvisamente, no, non è possibile, suo figlio ha mosso, ha allungato le mani.
Arrivano uno per volta e quando sono di fronte al piccolo, scoppiano, a ogni scoppio, non il loro naturale rumore, ciò che producono, ma si ode la voce di un bimbo: “Ti voglio bene…”, “non arrenderti mai…”, “hai un bel sorriso, mostralo…”, “forza, guarirai…”.
Con gli occhi pieni di lacrime, vede suo figlio che batte le mani: “Mio Dio, ma cosa succede?”, il bimbo sorride come mai aveva visto fare prima, è un inizio.
Un pianto a dirotto sfocia in un abbraccio da sempre atteso, partecipe.
Un lampo nella sua mente, e tutto diventa chiaro, quelli sono i suoi palloncini, ai quali, i tanti bambini hanno affidato un potente messaggio d’amore, prima di liberarli sulle dolci ali di un vento che accarezza la sera.

Vito

 

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.

GIUNGE L’AMORE

Come il sol di primavera a gocciar nevai,
poetando giunge l’amore a sciogliere cuori,
e far nascere sospiri che vagheran nel vento.
D’ogni te stesso divien padrone e tu, felice schiavo,
t’accendi come un raggiar di sole tra spiragli di nubi,
luminando il viso dell’amor tuo, che divien riflesso.
Tutto appar lievità, come petali in balia di brezze,
o tenui scie d’un tardo tramonto rincorso dalla sera,
ti parrà perfino vero, toccar la pallida signora,
in scuro cielo ascesa, con sorriso di falce sottile,
sol facendo con carezza, tremular di fonte, le chete acque,
ove, come Narciso, il suo specchiarsi divien quasi vanità.
Immobile come marmo d’uman fattezze, che a mutar, il tempo stenta,
resterai a mirar il viso, di chi fonder farà, il suo amore con il tuo,
sorgeran allora nuovi mondi, ove per altri è il solito guardar.
Due tonde finestre s’apriran sull’immenso senza confini,
e certo parrà il perderti fra galassie, e nel primo istante,
soltanto poggiandoti sulla ringhiera delle sue ciglia.
Albeggeranno mille soli, dall’orizzonte del suo sorriso,
e quando come un veliero, approderai nel suo abbraccio,
imparerai che l’istante, può confondersi con l’eternità.
Come il tramonto, d’autunno in ciel a disegnar poesie,
silente giungerà l’amore, a dipinger la tua vita.

Vito

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.

IL PIANTO DI UNA DEA

Ho scritto questo brano qualche giorno fa.
Lo pubblico, d’altronde come faccio spesso, quasi allo stadio embrionale, per riprenderlo in seguito, limarlo e ampliarlo.

S’eleva d’antico pianto, un triste canto, che da epoche lontane giunge, affidato ancor prima dell’uman esistere, da Gaia, la dea della primavera, alla pallida Selene, acchè nel suo notturno tondeggiar di plenilunio, ne rinnovasse il dolore, e divenisse monito, di qual sia il soffrir c’arreca, chi usa l’amor come celia, recando ai cuori, l’amaro pungere d’ardenti spine.
Soggiogata essa fu in innocenza, dal dio dei boschi, che sol al corpo suo, assoluta perfezione che di guardar e donar ammirazione mai ci si stancava, avea diretto mira, e non al cuor, bersaglio vero del nobil sentimento.
Mai tal parole essa avea udito, ad arte, insieme ricamate, per abbindolar i sensi e offuscar ragione.
Ben sapea il Dio, quali scegliere, per formar dell’inganno fitta trama, nella quale far cadere Gaia, come fragil farfalla nell’infida ragnatela in aria sospesa.
Sincero, lei credea esser il galante nume, e mai il sospetto, come fan le nubi in valle nel loro transitar a cavallo di maestrale, avea gettato ombra, nel cor suo e nella mente.
In abbracci e dolci baci, che da silvane infiorescenze parean aver preso in prestito il lor profumo, si limitavan ad essere i loro incontri origliati dalla luna, fino a quando, nel secondo mese dacchè era giunta primavera, giacquero in un sol corpo, sotto un ciliegio e su di un letto d’erbe già asciutte di rugiade.
Tal, d’estasi fu l’intensità, che insieme lor parve di volare, mentre s’alzava forte vento, creando nell’aria un vorticar di pollini, e di lor gioia, talmente si nutriva anche il creato, che tutte insieme sbocciarono le rose.
Pietoso fu il tempo, che intanto avea sbirciato in ciò che ancor sarà, a rallentare il suo passo, fino a quasi fermar lo scorrere.
Fu preso da compassione per la dea, tal che per lei, volle quel momento, apparisse figlio dell’eternità.
Ma per interminabile che possa sembrare, ogni momento va a divenir ricordo, e quando si sciolsero dall’ultimo abbraccio, una strana luce vide Gaia, negli occhi del suo amore.
Non chiaror d’alba radiosa era il lor rimando, ma graduale assoprire di fredda eclisse, mentre sul viso s’accendeva, il soddisfatto sorriso di chi assapora il trionfo per una meta raggiunta.
“Mi spiace”, furon le ipocrite parole del Dio, che ferirono l’aria, ancor prima dell’intero essere della sua ambita preda, e voltandosi di spalle, si allontanò fino a divenir assenza.
Amare lacrime stillavan dagli occhi di Gaia, che mai tal soffrire avea intaccato l’animo suo, parea che una mano crudele le stringesse il cuore, per farle bere una spremuta satura di dolore.
Ancor per molto scesero quei rivoli di sale, lasciando bianche scie sul suo viso, allorchè il sole di mezzodì, con caldo carezzare, asciugava il suo pianto.
Come fragile barca in balia di procelle, attraversò il meriggio alla mercè di una folla di perché, che la circondarono sfibrandole la mente.
Giunse la luna con il volto cupo di tristezza, a schiarir la sera, già quando era ancor lontana, avea saputo dagli echi che flebili giungevan da un garrire, del vile abbandono e di un sogno da poco infranto.
Le mostrò il volto, Gaia, come a cercar conforto, e con sguardo assente, che nelle braccia della follia parea esser caduta, modulano una voce di nenia,le inviò un canto: “dolce signora, faro dei cieli e regina, arso è l’animo mio pel troppo dolor, che lacrime ormai più non sgorgano dalla fonte del cor, così ora l’aurora io pregherò, acchè al mio viso presti la sua rugiada, in modo da poter io piangere ancor.
Abil camaleonte, l’amor da divenire, quando nel tempo d’un respiro, nel calice stesso, trasforma in amaro fiele, il dolce miele che stai per sorbir, quasi a mostrar ai tuoi occhi una soave vision di rosa, per pungerti poi con le sue stesse spine.
Mai dovrebbe, a fin di notte, albeggiar un tramonto, ma ora, del diman non riesco a concepir la luce, e stanca io son d’attender nel dolor”.
Condusse il vento della notte, alla luna il triste pianto, che all’udir che fece, ancor più impallidì e tal fu mossa da compassione, che indusse Gaia, invisibile ad occhi alcuno, nelle lenitive braccia di un sonno dal lontan risveglio.
Millenni han da allora varcato gli orizzonti dell’esistere, e nessun uomo ha mai saputo di quell’amor infranto, di quella triste storia, mai stata storia, mentre Gaia ancor dorme in un limbo senza tempo.
Ancor oggi la luna , quando tondeggia al massimo del suo splendore, a una nenia di vento, modular fa il triste canto, spera che un dì, più nessuno tali pene debba patire, solo allor risvegliar farà Gaia, acchè conosca l’amor puro che guarirà per sempre l’infinita pena.

Vito

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.

PIOGGIA

S’imbroncia il ciel con nubi di ristagno,
piatto divien il suo grigio vestire,
che come mesti pensieri, è un adombrare.
Par non giunga fino in fondo, il respiro,
reso pesante da quest’aria di cappa,
che par quasi spingere cielo e terra,
quasi fossero sbarre, d’austera prigione.
Ovunque si poggian alate formiche,
dicon profetizzan il prossimo pioggiare,
ma forse aman solo le calde carezze,
di questo sensuale scirocco malandrino,
che pettina il mare, con ricci di onde.
Già si avverte in quest’aria quasi stanca,
l’antico profumo del giunger d’acque,
mentre in caduta, già s’avvicina il gocciare,
com’aghi d’argento a graffiar l’aria,
e disegnar in terra scure tondità,
fino all’uniforme apparecchiar d’arse strade,
con fine tovaglia che svanisce al primo sol.
Giunge fitta, ormai la pioggia come scroscio,
che in terra è un sollevar di mille calici,
e in pensieri s’assenta, l’animo a guardar.
Ovunque è leggero, continuo picchiettare,
par voce di mantra che sa rasserenare,
mentre il silvano inonda di profumi,
e s’approntan le lumache a lasciar scie.
Fresco, l’alitare giunge da maestrale,
ad aprir all’azzurro, finestre di cielo,
presto giungerà il sol, abile artista,
a dipinger un ponte di sfumati colori,
che traccerà per poco, il tragitto d’un sogno,
e di pioggia intanto giungon l’ultime gocce.

Vito

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.

LA VESTALE DELLA LUNA

Dopo più di un mese, torno ad aggiornare il mio blog. Prima di pubblicare racconti e poesie nuove, ripropongo, rivisto ed ampliato di circa duecento parole (word permette di vedere anche questo eheheh), un testo pubblicato circa un anno fa, a cui tengo molto. Per l’occasione ho chiesto alla cara amica Angy, la mitica Sweet Angy, forse la prima amica che ho conosciuto ai tempi della piattaforma di window live (anno 2008, mica preistoria ahaha), di realizzare per questo racconto, una elaborazione grafica. Oltre a scrivere testi meravigliosi, lei compone immagini che hanno il potere di emozionare, e dopo pochissimi giorni da quando le ho inviato il testo, ha realizzato questo capolavoro, una meraviglia che mi ha lasciato senza fiato. Grazie Angy per questo splendido dono!!!

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Non più il meriggio alita fiamme in quel di canicola, mitigato è da frescure c’allieteran l’abbraccio con l’ambasciator cortese, che giungerà a cavallo d’una nuvola a preannunciar l’imminenza della sera. Già il ciel, a ponente s’adagia festoso in un tripudio di colori, che sfumando striature, par trasportare l’arancio, lungo la misteriosa strada c’attraversa rosse valli e destina il suo cammino nel graduale assopirsi del blu, sino ai confini del tardo dì. Ammutolito, saturo di stupore, il vespro è immerso in profonda e ammirata contemplazione, quasi par chiedersi in quale emozione siano stati intinti i pennelli che han dipinto la poesia del tramontare. Lentamente s’allungan le ombre, quasi a volersi distanziare da chi le ha generate, acchè non potesse più essere ostacolo al loro estasiato guardare, e già la dea dell’amore, in ciel si veste di stella. Presto diverrà faro del firmamento, non piccola gemma che freme nell’infinito, ma calda luce che il cor sa nutrire, e sin Selene in maestoso tondeggiar, si perde in ammirazione. Nel tempio che troneggia sul tetto del mondo, lì dove i ricordi si perdono dissolvendosi nel nulla, la vestale della luna, nobile figlia d’una dea ormai caduta nell’oblio, s’appresta a indossar la candida tunica, per eseguir la sacra danza c’apre la strada al plenilunio. Con la morbida seta delle ninfe degli arcobaleni, è tramata la sua veste, tessuto prezioso giunto dagli albori delle rimembranze, che posto dinanzi ad un riflesso di luna, ne scompone la soffice luce, in una miriade di colori, che variando dal bianco più puro, a uno scuro più buio di quel nero che par debba inghiottire il tutto, attraversa strabilianti tonalità mai viste e che nessuna umana mente è in grado di concepire, perché non di competenza son, dell’elementarità dei suoi sensi. I ricami che la rendono ancor più preziosa, son stati realizzati dalle dame di Borea, e riveston tal finezza, da sembrar veri dipinti, raffiguranti il tragitto della luna attraverso l’invisibile via che collega il tramonto all’alba. Il piccolo tempio che la vede regina assoluta, par essere figlio di quella stessa semplicità che è pura essenza delle cose. Costruito tutto in viva pietra, al suo interno vi son quattro colonne perfettamente lisce, che ne sostengono la volta, costituita da una misteriosa pietra trasparente, che filtrando la luce del sole, la rende simile a un lucear di luna piena, quando trasforma il suo pallore in rosso arancio, quasi a sembrar che il possente astro, mentre s’apprestava a ceder regno alla notte, attardatosi alle soglie dell’imbrunire, distratto si sia smarrito per le sue oscure vie, ove or vagava senza precisa cognizione, alla disperata ricerca della porta dell’aurora. Al centro di ognuna delle quattro pareti laterali, non finestre accolgono la luce, ma semplici aperture senza vetri, le cui forme rappresentano ognuna delle quattro fasi lunari: novilunio, plenilunio, primo e terzo quarto, e quando la luna, vista attraverso una di esse, combacia perfettamente con la sua forma, accade qualcosa che sbalordisce il guardare e l’udire. Un turbinar di leggera nebbia riempie l’aria, fino a chetarsi e divenir bianca nube. In essa par accader un prodigio, il replicar, seppur in sol visione, dell’attimo in cui la suprema idea dell’amore ha fecondato il nulla, dando inizio alla realizzazione dell’immane, divin progetto, la cui perfezione riveste tal bellezza, da esser compresa solo dall’anime pure, liberate al giunger di signora morte, dal terreno giogo dei corpi. Giù, nella grande cripta ove giacciono, gli scrigni in cui sono riposti i sospiri d’amore, da sempre inviati alla luna dagli amanti di tutte le epoche, si aprono con incredibile sincronismo, facendo echeggiare in tutte le direzioni, il loro contenuto. Non confuse sonorità, quello che si ode, ma la più bella melodia mai sentita, un insieme di singoli sogni d’amore, che fusi in un tutt’uno, forman l’essenza stessa dell’intero creato, una terrificante potenza in grado d’essere dolce carezza, che dell’animo lenir sa le pene. La sera, ormai giunta alle porte d’oriente, inseguendo un ultimo riflesso di luce, che svanendo parrà addormentarsi oltre l’orizzonte, presto stenderà la sua oscurità, oltre il primo imbrunire. Dopo aver cosparso la candida pelle con profumi dalle misteriose fragranze, e indossato sul capo la corona di preziose orchidee che non conoscon l’appassire e che furon raccolte dalle ultime ninfe dei boschi di settentrione, la vestale della luna, con passo solenne si avvia fuori dal tempio. Giunta sullo spiazzo esterno, si reca vicino a un altare di pietra, e intorno ad esso inizia una danza. Le sue movenze son pura eleganza, d’estrema leggerezza si veste il suo fluttuare nell’aria, tanto da sembrare un volteggiar di piuma, abbandonata da un vento traditore, che altrove, corteggia petali vagabondi. I passi di danza, si spostano a formar cerchi ed ellissi, perfette copie di orbite planetarie e del tragitto della luna, mentre i suoi lunghi capelli biondi, sembran strascico di cometa che sfreccia nel firmamento. Balzi e piroette, incantano la platea di stelle, da poco apparse nel cielo ormai scuro, fino a quando, stanca, eseguendo con la solita grazia, un’ultima giravolta, si siede per terra. Quasi a scoccar scintilla, rivolge all’alto un sorriso in grado di sciogliere anche i cuori più duri, e come per magia, s’accende la luna.

Vito

Dal 2000 in base alla legge 248: “….tutti i testi che vengono pubblicati in internet sono automaticamente protetti dal diritto d’autore. L’art. 6 della legge 633/41 stabilisce che ogni opera appartiene , moralmente ed economicamente, a chi l’ha creata .. Pertanto e’ illegale (legge 22 aprile 1941, N° 633- legge 18 agosto 2000, N° 248, copiare, riprodurre (anche in altri formati o supporti diversi), pubblicare parte di essi se non dietro esplicita autorizzazione.. La violazione di tali norme comporta sanzioni anche penali… “ L’autore scrivente: Vito Montalbò intende avvalersi di tale legge per eventuali furti di poesie, o starlci di esse, pubblicate.